Oggi, 21 marzo, primo giorno di primavera, viene fondato il Club delle Molecole. Questo Club è un’associazione segreta di cui fanno parte esclusivamente i tre soci fondatori: Anna C., Lucilla M. e Marisa L. Le regole del Club sono: - I Soci si impegnano a mantenere segreto il Club e a non rivelare a nessuno le sue attività, neanche ai genitori e agli altri amici.
- Ogni mese ciascun Socio verserà nella cassa comune (segreta) la quota di 2 Euro.
- l Club si riunirà ufficialmente almeno una volta alla settimana e le decisioni saranno riportate nel Diario del Club (cioè su questo quaderno).
- I Soci si impegnano ad aiutarsi quando sono in difficoltà, a non litigare e ad essere sempre amici. Quando non c’è accordo su qualche cosa si vota e vince la maggioranza.
- Le cariche del Club sono: il Presidente, che convoca le riunioni, il Segretario, che scrive e conserva il Diario, e il Tesoriere, che custodisce la cassa comune. Queste cariche sono tenute a turno dai tre Soci del Club (si cambia ogni tre mesi).
- Le cariche del primo trimestre sono: Presidente: Anna, Segretario: Marisa, Tesoriere: Lucilla.
Letto, firmato e sottoscritto: i Soci. *** - Beh, mi sembra un buon regolamento, che dite? - Uhm, sì, però… - Cos’è che non ti piace, Lucilla? - Beh, secondo me per decidere chi inizia a fare il presidente dobbiamo tirare a tocco! - Sì, sono d’accordo, è la cosa più giusta. - Occhei, facciamo bim bum barra? - No, con quello si sa già chi esce, facciamo per me per me per me. - Allora, per me, per me, per me… - Uno - Due e - Tre! - Due e due quattro e cinque nove. - Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto e nove. Tocca a Marisa! - Wow! Adesso tu e Lucilla vi giocate chi fa il segretario e chi il tesoriere. - Uffa, io il tesoriere non lo voglio fare, mi scoccio a contare i soldi, e poi ho paura di perderli… - Va bene, il tesoriere lo faccio io e Anna fa il segretario. - Ma poi dobbiamo cambiare fra tre mesi? - Poi vediamo, tanto chi ci obbliga, il Club siamo noi! - Sì, ma che c’entra, le regole sono regole. *** Ieri pomeriggio abbiamo fondato il nostro club; l’abbiamo chiamato “Club delle Molecole”. All’inizio pensavamo di chiamarci “Sleep Over Club”, come nella serie che danno in tivù, di farci le tesserine con le foto e di mostrarle in classe, per fare invidia alle smorfiose come Samantha e Patti. Poi invece abbiamo deciso di fare una cosa nostra nostra, originale, e di non dire niente a nessuno. Bisognava trovare il nome. Marisa si era fissata con “Cha Cha Club”, perché le piace ballare, ma Lucilla ha detto che per fare una cosa veramente diversa dovevamo trovare un nome italiano, niente wizzy, pinky, winx, zap o cose del genere. Ci è sembrata una buona idea e ci siamo messe a pensare. Per farla breve, a me è venuto in mente che mio padre, quando siamo a tavola, ci dice sempre di mangiare tutte le “molecole di pane” che cadono sulla tovaglia; un po’ scherza, perché gli piace fare il buffone, un po’ è convinto che il pane sia sacro e che non bisognerebbe buttarne via neanche una briciola. Alle altre è piaciuta questa idea delle molecole, cose piccole piccole che però si possono mettere insieme per creare una cosa più grande. *** - Ragazze, vi leggo quello che ho scritto: 25 marzo, riunione del Club (casa di Lucilla). Su convocazione del Presidente ci siamo riunite per discutere il problema dei fratelli rompiscatole. La situazione è questa: Marisa ha un fratello più piccolo, Marco, che ha solo cinque anni ma è già una canaglia. Si diverte a strappare le pagine dei suoi quaderni di scuola, a mettere a soqquadro la sua stanza, a romperle i giochi e a fare la vittima ogni volta che lei si arrabbia. Anna ha un fratello più grande di due anni (Michele), che se la tira assai per il fatto che fa già la scuola media ed è una specie di genietto. Le dà la morte con i suoi sfottò, non la fa mai parlare e si diverte a prenderla in giro. Lui non lo ammetterebbe mai, ma in realtà è supergeloso della sorella e per questo fa il dispettoso. Lucilla è più fortunata perché ha una sorella più grande con cui va abbastanza d’accordo. Però al piano di sopra abitano gli zii e suo cugino Andrea di sei anni, figlio unico, una vera peste che spesso i genitori mandano a giocare giù da lei, per levarselo di torno. Abbiamo discusso a lungo della situazione in cui ci troviamo e abbiamo concluso che: - i fratelli maschi sono viziati e approfittano del carattere pacifico delle sorelle per fare i prepotenti;
- lamentarsi con i genitori non serve a niente, perché le mamme alla fine danno ragione ai maschietti, soprattutto se sono più piccoli, e i papà si disinteressano per non avere fastidi;
- picchiare un fratello davanti ai genitori non conviene, quelli si arrabbiano e, bene che vada, se la prendono con tutti e due;
- la miglior cosa da fare è evitarli, per esempio chiudendosi nella propria stanza;
- se poi il fratello entra lo stesso, bisogna chiudere la porta, accendere al massimo la radio o lo stereo e picchiarlo di santa ragione.
- Sì, è così, ma non è mica facile. Con Marco forse sì, ma con Michele è impossibile, quello alza subito le mani, e poi a me non piace fare a botte. - Anna, ma tuo padre non fa karate? Potrebbe insegnarti qualcosa. - Non fa karate ma kung fu. Mi ha anche fatto vedere qualche mossa e dei trucchi per liberarsi se ti bloccano o storcono un braccio. - E quindi? - E quindi niente. Se poi gli faccio male le prendo io. - Ma allora che fai? - Io ancora prima che quello mi tocchi mi metto a piangere e a gridare. E poi mi vendico con la guerra psicologica e il sabotaggio; vado nella sua stanza e gli prendo le cose, tipo libri, penne, gomme e anche qualche spicciolo, quando lo trovo. - Uhm, io invece a Marco glielo do qualche scapaccione e poi mi metto a urlare così non si sente che piange. A volte funziona, a volte no. E tu con tuo cugino come fai? - Lasciamo perdere, Mamma lo sa benissimo che è una peste, però non lo posso toccare, se no chi se li sente gli zii. - E che fai, lo sopporti e basta? - No, ho un metodo infallibile. Gli racconto delle storie spaventose, per esempio che ho una malattia contagiosissima o che nella mia stanza ci sono dei topi morti sotto il letto. - E quello scemo ci crede? - Ci crede, ci crede e dopo un po’ se ne vuole tornare a casa sua. - Forte. - Ma tutte queste cose non le possiamo mettere nel diario, non si sa mai. - Già.
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