Al Qahira: Congedo
    Partenza all’alba, in un cielo terso e senza nuvole. Di nuovo solo con l’anonimo ronzio dei motori dell’aereo e il balletto di pensieri sconnessi e smozzicati che si incrociano nella mente assonnata. L’Egitto è ormai solo una distesa gialla e uniforme, che in poco tempo si congeda dalla vista, lasciando campo libero al blu del Mediterraneo.
    Sfogliando il piccolo quaderno in cui ho appuntato impressioni e ricordi, mi viene da pensare che tutte queste parole scritte, al pari e forse più delle immagini rubate e impresse sulla pellicola, siano in fin dei conti una forma di autocompiaciuto travisamento della realtà, filtrata della sua ricca complessità e ridotta in briciole arbitrarie.
    D’altronde, può succedere che certi pensieri, certe fantasie, certi ricordi, diventino così ingombranti che per sbarazzarcene dobbiamo per forza guardarli dal di fuori, come tessere sparse di un mosaico che non riusciamo a ricostruire nella sua completezza, ma di cui, forse, possiamo intuire il disegno e apprezzare qualche sfumatura.
 
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